La labradorite, minerale dai cento occhi

Gioiello macramè con labradorite creato a mano da Flavia Laurino

Da sempre mi affascinano le mille sfumature di un minerale il cui nome ricorda il suo Paese di provenienza, la costa del Labrador in Canada: la labradorite. E’ una pietra all’ apparenza schiva e poco appariscente, ma piena di personalità. Ad un primo e disattento sguardo, la sua opacità la rende discreta al punto da passare inosservata. Ma sotto la grigia sembianza nasconde una vitalità che nessun altro minerale possiede. Infatti se la guardiamo da un’ altra angolazione si accende di mille colori: blu, giallo, verde, arancione, celeste, bianco, nero… Le sue innumerevoli sfaccettature risaltano sul fondo scuro e rivelano  un carattere fantasioso, brillante e magnetico. Il mood cangiante che caratterizza questo minerale si chiama labradorescenza.

Per cogliere la personalità della labradorite bisogna osservare con intelligenza, modificare il proprio punto di vista, allenare la mente a vedere oltre l’ apparenza. Non a caso è un minerale associato alla spiritualità, aumenta la creatività, rafforza l’ intuizione e permette di comprendere la vera natura dell’ agire umano.

I suoi riflessi iridescenti vengono paragonati ai colori ipnotici delle piume di pavone oppure alle fantasiose sfumature di alcune farfalle tropicali. Grazie a questi giochi luminosi  è tradizionalmente considerata una gemma capace di rendere affascinante e seducente chi la indossa.

Anche il pavone è un animale legato alla spiritualità. Secondo i Sufi l’ apertura della sua coda è la rappresentazione dello spiegamento cosmico dello Spirito, per gli alchimisti musulmani la sua ruota esprime la grandezza dell’ universo; infatti gli occhi che ne colorano il piumaggio simboleggiano la volta celeste. Per il cristianesimo il pavone è un simbolo di resurrezione e vita eterna perché in primavera perde le piume e ne acquisisce di più belle.

Nel mito greco di Io si narra come Era creò la fantasia che caratterizza la sua coda. Un giorno Io, la sacerdotessa di Era, fu fermata da Zeus che le dichiarò il suo amore e le propose di vivere in una casa nel bosco, dove lui sarebbe potuto andare a trovarla ogni qual volta lo desiderasse. Io spaventata da quell’ offerta iniziò a fuggire, ma Zeus che non voleva rinunciarvi la inseguì sotto forma di nube.

Sfortunatamente Era si accorse dell’ insolita nube che correva veloce e sospettò subito un tradimento da parte del marito. Lui intuendo lo sguardo della moglie su di sé trasformo Io in una giovenca nella speranza di farla franca. Tuttavia l’ inganno non funzionò ed Era impose a Zeus di donarle l’ animale. Non potendo fare altrimenti lui obbedì.

Io si ritrovò così prigioniera della dea che, per essere sicura che la sua giovenca non fuggisse, la affidò alla custodia di Argo, un gigante dai cento occhi. Da quel momento per Io iniziò una vita terribile, controllata ogni istante dal suo carceriere che la osservava anche quando dormiva. Infatti Argo riusciva a riposare chiudendo solo la metà degli occhi che aveva e tenendo aperti gli altri. Di giorno Io pascolava e si abbeverava a fiumi fangosi, di notte veniva legata con un collare.

Zeus sentendosi colpevole di aver abbandonato Io a un destino così crudele chiamò Ermes e lo incaricò di liberare la fanciulla. Il giovane dio si presentò ad Argo sotto le sembianze di un pastore di capre e iniziò a suonare una melodia così dolce e armoniosa che il gigante lo pregò di far pascolare i suoi animali vicino a lui. Ermes si sedette al suo fianco e col suo strumento iniziò a diffondere una musica che induceva al sonno chiunque l’ ascoltasse. Argo però dormiva chiudendo solo la metà dei suoi occhi e non si addormentava del tutto. Chiese ad Ermes le origini del suo strumento musicale e questi cominciò a raccontare la storia di Siringa e Pan.

Terminato il racconto il gigante chiuse tutti i cento occhi e a quel punto Ermes lo uccise gettandolo da una rupe.

Era appena si accorse della morte di Argo, non potendolo più aiutare, prese i suoi cento occhi e con essi abbellì la coda dell’ animale a lei sacro: il pavone.

E’ incredibile come la Natura, nelle sue differenti manifestazioni riproponga forme e colori.  La labradorite è un esempio di minerale magico proprio come l’ incredibile ruota del volatile. Come la coda del pavone appare in tutta la sua bellezza quando meno te l’ aspetti e ti seduce con i suoi riflessi cangianti.

E tu hai mai indossato una labradorite? Qual è la pietra che preferisci? A quale animale la assoceresti? Raccontamelo nei commenti e scopri le mie collezioni di bracciali glamour, orecchini glamour e collane etnochic

 

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